Ricordo bene il giorno della mia laurea in Fisica all'Università di Roma nel giugno del 1951. Allora non c'era ancora la proliferazione di Università a cui ora assistiamo e perciò non occorre precisare. Avevo presentato una tesi che includeva sperimentazioni che avevo potuto compiere nel laboratorio di fisica dell'Istituto Superiore di Sanità, unica struttura allora in Italia che fosse dotata di un acceleratore di particelle.
Oggi farebbe sorridere qualunque studente di fisica, matematica, ingegneria, ma allora con quell'acceleratore di 1,1 milioni di Volt, utilizzando deutoni (nuclei di idrogeno "pesante" costituiti di un protone e un neutrone) su un bersaglio di litio, si ottenevano neutroni di 14 MeV, cioè di energia sufficiente a produrre altre reazioni in altri nuclei.
Questo era, grosso modo, il contenuto della mia tesi di laurea. La commissione di laurea era presieduta dal professor Enrico Persico, tornato in Italia da cui era stato costretto, dalle leggi razziali fasciste, a emigrare perché ebreo.
Chiamato da studente in commissione di laurea, dopo avere esposto i punti salienti della mia tesi, venni fatto accomodare fuori dall'aula e la commissione deliberò sul mio curriculum e sulla tesi.
Fui richiamato e il professor Persico, che, quale Presidente, fece un discorso divertente che riassumo come ricordo: "La Commissione, nel nome di Sua Maestà il Re", poi continuò, ma no non va bene, c'è la Repubblica, "nel nome della Repubblica", ma che ne sa di fisica la Repubblica? Lasciamo stare, diciamo che noi, Commissione Laurea, "La proclamiamo dottore in Fisica, con il punteggio di 110 su 110 e lode e diritto di pubblicazione!".
Uscito fuori dall'aula c'era la Collega Andreina Angelucci, che di lì a poco mi sposò, e un piccolo gruppo di colleghi che si sono laureati in successive sessioni. Abbiamo festeggiato nel bar dell'università in cui il padrone del bar, con molte uova fresche faceva favolosi panini con la maionese...
Oggi farebbe sorridere qualunque studente di fisica, matematica, ingegneria, ma allora con quell'acceleratore di 1,1 milioni di Volt, utilizzando deutoni (nuclei di idrogeno "pesante" costituiti di un protone e un neutrone) su un bersaglio di litio, si ottenevano neutroni di 14 MeV, cioè di energia sufficiente a produrre altre reazioni in altri nuclei.
Questo era, grosso modo, il contenuto della mia tesi di laurea. La commissione di laurea era presieduta dal professor Enrico Persico, tornato in Italia da cui era stato costretto, dalle leggi razziali fasciste, a emigrare perché ebreo.
Chiamato da studente in commissione di laurea, dopo avere esposto i punti salienti della mia tesi, venni fatto accomodare fuori dall'aula e la commissione deliberò sul mio curriculum e sulla tesi.
Fui richiamato e il professor Persico, che, quale Presidente, fece un discorso divertente che riassumo come ricordo: "La Commissione, nel nome di Sua Maestà il Re", poi continuò, ma no non va bene, c'è la Repubblica, "nel nome della Repubblica", ma che ne sa di fisica la Repubblica? Lasciamo stare, diciamo che noi, Commissione Laurea, "La proclamiamo dottore in Fisica, con il punteggio di 110 su 110 e lode e diritto di pubblicazione!".
Uscito fuori dall'aula c'era la Collega Andreina Angelucci, che di lì a poco mi sposò, e un piccolo gruppo di colleghi che si sono laureati in successive sessioni. Abbiamo festeggiato nel bar dell'università in cui il padrone del bar, con molte uova fresche faceva favolosi panini con la maionese...
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