tag:blogger.com,1999:blog-51544655513036759062024-03-05T15:51:13.903-08:00Prof. Giorgio Cortellessacmchttp://www.blogger.com/profile/05318002273329894732noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-5154465551303675906.post-54144656886274826942016-06-05T05:24:00.000-07:002016-08-04T02:55:02.751-07:00La mia laurea all'Università di Roma<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ricordo bene il giorno della mia laurea in Fisica all'Università di Roma nel giugno del 1951. Allora non c'era ancora la proliferazione di Università a cui ora assistiamo e perciò non occorre precisare. Avevo presentato una tesi che includeva sperimentazioni che avevo potuto compiere nel laboratorio di fisica dell'Istituto Superiore di Sanità, unica struttura allora in Italia che fosse dotata di un acceleratore di particelle.<br />
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<a name='more'></a>Oggi farebbe sorridere qualunque studente di fisica, matematica, ingegneria, ma allora con quell'acceleratore di 1,1 milioni di Volt, utilizzando deutoni (nuclei di idrogeno "pesante" costituiti di un protone e un neutrone) su un bersaglio di litio, si ottenevano neutroni di 14 MeV, cioè di energia sufficiente a produrre altre reazioni in altri nuclei.<br />
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Questo era, grosso modo, il contenuto della mia tesi di laurea. La commissione di laurea era presieduta dal professor Enrico Persico, tornato in Italia da cui era stato costretto, dalle leggi razziali fasciste, a emigrare perché ebreo.<br />
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Chiamato da studente in commissione di laurea, dopo avere esposto i punti salienti della mia tesi, venni fatto accomodare fuori dall'aula e la commissione deliberò sul mio curriculum e sulla tesi.<br />
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Fui richiamato e il professor Persico, che, quale Presidente, fece un discorso divertente che riassumo come ricordo: "La Commissione, nel nome di Sua Maestà il Re", poi continuò, ma no non va bene, c'è la Repubblica, "nel nome della Repubblica", ma che ne sa di fisica la Repubblica? Lasciamo stare, diciamo che noi, Commissione Laurea, "La proclamiamo dottore in Fisica, con il punteggio di 110 su 110 e lode e diritto di pubblicazione!".<br />
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Uscito fuori dall'aula c'era la Collega Andreina Angelucci, che di lì a poco mi sposò, e un piccolo gruppo di colleghi che si sono laureati in successive sessioni. Abbiamo festeggiato nel bar dell'università in cui il padrone del bar, con molte uova fresche faceva favolosi panini con la maionese...</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5154465551303675906.post-3171800937789289682016-04-30T08:33:00.002-07:002016-04-30T08:33:49.277-07:00Prefazione al libro L'INCLUSIONE SCOLASTICA DEI BAMBINI IMMIGRATI di Maria Francesca PacificoIl fenomeno dell’immigrazione è in atto da millenni, intere popolazioni, o sotto la pressione delle conseguenze delle guerre, o delle pestilenze o della scarsità di cibo, hanno percorso a volte migliaia di chilometri insediandosi in terre lontanissime dal paese d’origine. Si può constatare, ad esempio, che in Europa esistono due popolazioni, gli ungheresi e i finlandesi, accomunati da una base linguistica comune, definita Ugrofinnica, che per struttura linguistica e lessico non ha nulla a che vedere con alcuna delle lingue dell’Europa, definita familiarmente come l’area geografica “dall’Atlantico agli Urali”.<br />
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Altra considerazione è che le popolazioni che si spostano in toto mantengono una propria organizzazione interna, propri ricordi, propri credi religiosi e proprie leggi, perciò, troppo spesso attraverso guerre, occupano un territorio e proclamano l’esistenza di un nuovo Stato.<br />
Diverso è il caso in cui i flussi migratori sono di gruppi non estesi, suddivisi nel tempo e nello spazio e se anche provengono dalle stesse aree geografiche sono gruppi senza alcun contatto tra di loro. Ad esempio tra un tibetano e un indiano che vivono sullo stesso meridiano in India, ma uno al di sopra e l’altro al di sotto dell’equatore, c’è una distanza storica, di usi e costumi e di lingua più lontani della distanza che corre tra un norvegese e un italiano.<br />
Tutto quanto ora scritto appare ovvio nella formulazione, ma quando si passa alla realtà ci si accorge che la popolazione in cui arrivano gli immigrati, essendo formata in stragrande maggioranza da donne e uomini di cultura “media”, senza attribuire alcun significato deteriore a questa accezione, ha una reazione spesso di fastidio, in casi estremi di netto rigetto verso gli immigrati.<br />
Nel mondo occidentale un elevato numero di meritorie associazioni si occupano non soltanto di assistere gli immigrati e di procurare meccanismi di inserimento, ma anche di spiegare alle popolazioni autoctone, le ragioni effettive dell’emigrazione.<br />
Una particolare difficoltà si incontra infatti nell’inserimento dei bambini nelle strutture scolastiche perché il bambino ad esempio, italiano da generazioni, non capisce perché il vicino di banco abbia la pelle scura o diversa da lui, essendo sano, mentre lui, se la sua pelle cambia colore è malato.<br />
E’ dunque importante un libro come questo, scritto appassionatamente da un’insegnante che vive queste difficoltà in ogni ora di scuola, e nei contatti con le famiglie immigrate, è fondamentale che tale testo veda la luce e contribuisca non solo al dibattito culturale, ma allo sviluppo della società, che è da millenni caratterizzata dal crogiolo di lingue, tradizioni culturali e religiose differenti.<br />
Differente, però, non deve essere contrapposto!<br />
Si tratta, dunque, di unire senza separare, distinguere le singolarità senza annullarle, né confonderle: questa è la vera sfida che ci troviamo a fronteggiare responsabilmente come cittadini e come educatori della futura società.<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5154465551303675906.post-13877405716245787392016-04-24T12:25:00.001-07:002016-04-25T09:15:37.365-07:00 Le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Iniziare un articolo con una presentazione di se stesso è, lo so bene, una pessima abitudine in campo giornalistico, ma dato il peso e la gravità delle affermazioni che scrivo, c’è da sperare vengano apprezzate dal lettore come testimonianze autentiche in prima persona.<br />
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Sono un pensionato, professore universitario di 84 anni, Emerito della Università di Roma “Sapienza” e ho cominciato sin dalla laurea in fisica sessanta anni fa una carriera multipla di ricercatore, di professore universitario e di collaboratore di cinque ministri in successione. Le mie opinioni e valutazioni sono richieste e apprezzate da aree geografiche e Stati lontani. Posso dimostrare che non ho mai richiesto e, se offertemi ho clamorosamente respinto, offerte spurie di denaro e prebende varie. Chi vuole essere testimone dei fatti deve essere come la moglie di Cesare.<br />
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Agli studenti di fisica allora e anche, spero, oggi, veniva detto che era tassativo che parlassero inglese come fosse una seconda madrelingua, meglio se aggiungevano il francese, meglio se conoscevano abbastanza il tedesco. Il russo era un optional anche se era meglio se erano in grado di tradurre, vocabolario alla mano, un librettino. Per guadagnarmi un centodieci su centodieci e lode, come molti altri, ho fatto tutto quel che era richiesto, incluso il librettino.<br />
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Notizie più estese sul sottoscritto si trovano in rete.<br />
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Arriviamo ai fatti che, come si legge più oltre, sono pertinenti alla sorveglianza dall’alto, in particolare del Mediterraneo. Il 26 agosto 1977 fu lanciato dalla NASA, con il razzo vettore Thor-Delta pagato dall’Italia 20 miliardi di lire, il satellite SIRIO nome che è non solo di una stella luminosissima, ma acronimo di Satellite Italiano di Ricerca Industriale e Operativa.<br />
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Firmai con piena delega dello Stato Italiano, il contratto di lancio, come persona al vertice del progetto SIRIO, e me ne rimasi a Roma il giorno della partenza del razzo attendendo la telefonata dalla NASA che mi annunciò che SIRIO era in ordita geostazionaria, “fisso nel cielo”, primo ponte satellitare in assoluto tra Europa, tramite le antenne italiane del Fucino, e la base USA di Andover.<br />
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Questo evento, pressoché concomitante con i lanci dei satelliti italiani in orbita bassa del programma fortemente voluto e guidato dal generale Broglio, ci ha guadagnato un seggio permanente dapprima nella Agenzia Spaziale Europea, poi, quando fu costituita, nell’Agenzia Spaziale Internazionale.<br />
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Questo riconoscimento ci è valso anche un flusso ininterrotto di informazioni dallo spazio, di dettaglio estremo. Quando gli Stati Uniti, molti decenni fa, con volo di aerei a altissima quota, fecero sequenze fotografiche a alta definizione, ci regalarono, tra le altre, le fotografie di un gruppo di sacerdoti in piazza San Pietro, che dalla foggia e dal colore dell’abito e dei cappelli si identificavano agevolmente come appartenenti a un noto ordine sacerdotale.<br />
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Al tempo della prima guerra del Golfo, fecero epoca le foto satellitari del soldato iracheno che faceva quattro passi nel deserto. Si deduceva, dal colore e foggia dell’uniforme, a quale corpo militare apparteneva.<br />
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E arriviamo a oggi: tutto l’apparato di sorveglianza, di scambi istantanei di informazione non solo tra Paesi europei, tra corpi civili, tra corpi militari è in atto. Poche settimane fa c’è stato l’evento, visto anche dal grande pubblico su internet, di ulteriori lanci di satelliti per la sorveglianza globale dei mari, delle coste, dei natanti di ogni tipo, satelliti sempre dotati di sistemi di rilevazione di altissima risoluzione. Viste le dichiarazioni di meraviglia sull’avvistamenti dei “barconi”, bare galleggianti o affondate e non veicoli della speranza, dobbiamo dedurre che l’Italia ha adottato e non solo ai vertici, il comportamento delle tre scimmiette.<br />
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Credevamo di poter contare sulla circostanza che qualunque natante nel Mediterraneo, sin dalla partenza, dal viaggio e dalle conclusioni spesso purtroppo tragiche. fosse visto e seguito, intercettato e il carico di dolore salvato e i mercanti di morte arrestati e condannati. Credevamo di contare sul fatto che nel giro di un giorno: la mattina in un ramo del Parlamento, la sera nell’altro, la Autorevole firma il giorno dopo e si ottenesse la cancellazione della Bossi Fini. Tra le abiezioni che ci squalificano ancora nel mondo è che addirittura i poveri naufraghi salvati sono denunciati di ufficio, come atto dovuto, per la violazione della Bossi Fini...</div>
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